Enoturismo

Il meglio dell’artigianato salentino: l’arte della pietra leccese e della cartapesta

By 3 Giugno 2022 No Comments

Il cuore più sincero del Salento batte attraverso le tradizioni antiche che, ancora oggi, continuano a vivere, colorando ed arricchendo la terra de lu sule, lu mare e lu jentu.

Il Salento, oltre che per il mare cristallino, il sole e le spiagge incantate, offre innumerevoli spunti culturali ed artistici che, dal suono pizzicato della taranta, si rifrangono nelle piccole botteghe che perpetrano le antiche tradizioni dell’artigianato e del folklore locali.

Disseminate nelle città principali (ad Otranto, Brindisi e soprattutto a Lecce), così come nei piccoli paesini (Ugento, Nardò, Torre San Giovanni e Cursi), non sarà infatti difficile rintracciare vecchie botteghe storiche dove, da generazioni e generazioni, si tramandano le arti ed i mestieri più antichi del Salento: la lavorazione della pelle, della corda, pizzi e merletti, ferro battuto, terracotta e, in particolare, la pietra leccese e la cartapesta.

Queste ultime sembrano, in effetti, essere le massime rappresentanti dell’arte e dell’artigianato più tipicamente salentino, in grado di tramandare, fino ai giorni nostri, tecniche antiche che sembrano godere di nuova fama internazionale.

La pietra leccese, l’emblema del Barocco salentino

Numerose sono le cave presenti nel territorio leccese, soprattutto nei dintorni di Cursi e Maglie: è lì che si estrae il leccisu, la “pietra gentile”.
Si tratta di una roccia calcarea antica, ricca di detriti di quarzo, argilla e calcio, che conserva, al suo interno, resti di microfossili marini e terrestri.

È un minerale di colore variabile, tra il giallognolo e l’ambrato, estremamente malleabile e plasmabile.
Grazie alla sua particolare consistenza, rimanda luccichii madreperlati, di una raffinatezza estrema e, per merito della sua friabilità (che col passare del tempo, però, acquista in resistenza e durezza) è storicamente considerata l’emblema del Barocco salentino.

In pietra leccese, infatti, sono realizzati i bassorilievi, fregi e capitelli delle facciate dei palazzi salentini più importanti, delle chiese e delle basiliche.

Permettendo di sopportare lavorazioni ed intarsi importanti, la lavorazione della pietra gentile è stata, da sempre, riconosciuta come forma d’arte di grande pregio: per questo, la sua polvere ricopre gli edifici storici e religiosi più importanti, come ad esempio Palazzo dei Celestini, la Chiesa di Santa Croce e quella di Santa Chiara nella sola città di Lecce.

La tradizione della cartapesta, “l’arte povera” salentina

Con la lavorazione della cartapesta salentina si sfiorano, invece, le origini del folklore più antico e popolare: tale tecnica, infatti, può essere considerata la prima, vera forma di arte povera.

La storiografia locale sostiene come le prime testimonianze di opere realizzate in cartapesta risalgano già al XVII secolo: alcuni la considerano una derivazione napoletana, altri invece le fanno scaturire dal genio inventivo di alcuni barbieri leccesi.
A quell’epoca, per contrastare il diffondersi delle nuove religioni protestanti e per cercare di   riconquistare il favore dei fedeli, il clero decise di aumentare il numero e la grandiosità delle feste sacre, delle parate e processioni religiose.

La richiesta sempre più insistente e la necessità di realizzare un maggior numero di statue, in tempi più brevi e con costi ridotti, spinse gli artigiani salentini a studiare nuove modalità artistiche.
Fu così, con tutta probabilità, che si giunse alla scoperta di un nuovo tipo di materiale costruttivo: la cartapesta, creata con materiali di recupero (paglia e crini, argilla e fili di ferro, residui di gesso e cemento) mescolati con colla di amido e carta macerata nell’acqua, divenne, da quel momento, lo strumento preferito con cui realizzare statue ed icone sacre.

Molto meno costosa, più facile da lavorare, ma dotata di effetti estetici pari a quelli ottenuti con le tecniche artistiche classiche, la cartapesta permise di realizzare un numero incredibile di opere che risultavano anche molto più comode, leggere e facili da trasportare durante le liturgie.

L’arte dei maestri cartapestai si tramanda ancora oggi, con la stessa passione di un tempo, nelle botteghe antiche che popolano il centro storico di Lecce.

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